Il governo punta su sicurezza, sanità e Sud. La riforma dei distretti "I tagli agli enti locali? Li aiuteremo a ricontrattare il debito" Giulio Tremonti ROMA - Una lunga premessa e una lunga conclusione coronata da un applauso. Ma poco altro nella presentazione della Finanziaria che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha fatto al Senato. Forse perché i contenuti erano noti da giorni anche per le numerose apparizioni televisive del ministro, forse perché il vero scontro sulla politica economica non è tanto in Parlamento ma si combatte tra governo centrale e amministrazioni locali e tra governo e piazza con le manifestazioni del centrosinistra e lo sciopero generale ventilato dei sindacati. Comunque Tremonti rivendica i meriti della sua Finanziaria in "equilibrio tra misure strutturali e non" e nel pieno rispetto "dei criteri del nuovo patto di stabilità europeo". Così come rivendica la riforma dei distretti industriali, "fondamentale" e che va proseguita "tutti insieme, perché questa non è la riforma di una parte, ma un pezzo del futuro del paese". E definisce la manovra attraverso le sue tre priorità di impiego dei fondi pubblici: "la sanità, la sicurezza e il Sud". E sui tagli agli enti locali il ministro si difende dicendo che anche se "fosse come è stata formulata in questi giorni", la spesa per gli enti locali prevista dalla Finanziaria "tornerebbe al livello del 2003, un periodo che non mi pare caratterizzato da particolare inciviltà sociale". Inoltre, aggiunge, il governo è disposto ad assistere le amministrazioni alla ricontrattazione dei debiti accumulati. Ma è un discorso più generale quello del ministro e tocca la situazione macroeconomica. "Ho avuto molto tempo per riflettere - dice a un certo punto - Dal punto di vista della situazione economica non c'entra nulla l'11 settembre con l'Italia e l'Europa". Un passaggio particolarmente significativo perché smentisce una delle spiegazioni date fino a oggi dal governo e dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per giustificare la recessione europea e italiana. "Le criticità accumulate e che hanno determinato l'andamento dell'economia italiana vanno cercate dalle parti dell'euro e della Cina. L'euro è stato straordinariamente positivo per la Repubblica italiana perché ha permesso di consolidare il debito pubblico. E questo è un dato fondamentale. Ma nella transizione tra la vecchia moneta e l'euro ci sono stati fatti che non possiamo considerare irrilevanti". "In Europa l'economia cresce di meno ed in Italia continua a crescere meno dell'Europa. Le cause non sono congiunturali, ma strutturali. Sono cause profonde e remote - sottolinea il ministro - e non possono essere imputate al governo in carica". E poi: "Negli anni '90 l'Italia è entrata nell'euro ma non è riuscita a entrare nella competizione globale internazionale". Comunque Tremonti vede anche un'Italia "ancora molto forte" e cita i settori di eccellenza: le bevande alimentari, che nel 2004, hanno registrato un valore aggiunto di 18 miliardi più della telefonia di Svezia-Finlandia; l'abbigliamento e l'arredo casa che vale 42,4 miliardi, più dell'industria tedesca dell'auto e più dell'intera economia svedese; la meccanica esclusa l'elettronica vale 54 miliardi, seconda solo alla Germania. Il problema, aggiunge il ministro, "è che dobbiamo restare forti". (4 ottobre 2005) tratto da: http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/economia/finanziaria6/
finanziaria6/finanziaria6.html sito visitato 17.11.05