Il Mercato Turistico Cinese
Il comparto e i turisti cinesi: quanti sono, perché viaggiano
e cosa cercano.
di: Lapo Baglini
[1] La crescita impetuosa del mercato cinese negli ultimi due anni ha
fatto registrare un incremento del PIL del 9% nel 2003 avvicinandosi
l’anno successivo alla doppia cifra. Un paese in continuo fermento
a cui l’entrata nel WTO nel 2001 ha dato, come se ne avessero bisogno,
nuova verve. E le olimpiadi a Pechino del 2008 sono la ciliegina finale.
I cambiamenti sociali sono quindi amplissimi e intere masse di ex contadini
urbanizzati hanno cominciato a viaggiare. Certo il PIL pro capite vede
ancora una forbice enorme fra le zone urbane (1.440 USD) e quelle rurali
(355 USD) ma non dimentichiamo che i cinesi sono un miliardo e trecento
milioni e che nel 2003 hanno superato il Belpaese sistemandosi al quarto
posto nel ranking mondiale degli arrivi e sono diventati la prima forza
per l’outgoing di tutta l’Asia. […]
[2.] Ma bisogna cercare di inquadrare meglio questo turista cinese.
Vediamone qualche aspetto. Fa parte del ceto medio, e sono circa 130
milioni persone […] con un reddito annuo fra i 4mila e i 12 mila
USD, con un livello di istruzione superiore, molto attento alle mode,
che ama spendere ma è price conscious (con sempre un occhio al
prezzo e infatti la spesa media per turista è arrivata solo l’ultimo
anno a 331 euro), in una fascia di età che ha i suoi picchi fra
i 26 e i 35 anni (24% del totale) e fra i 35 e i 45 (28%).
Questi turisti però sono per la quasi totalità costituiti
da delegazioni politiche, industriali e commerciali. I turisti cinesi
non sono indipendenti, non hanno autonomia, non pagano direttamente per
il viaggio e il soggiorno. Sono spesso ospiti di organizzazioni superiori,
in genere commissariate politicamente. Alcuni di loro si fanno un’esperienza
europea e progettano altre uscite dai confini con un visto personale
d´espatrio, praticamente mai per motivi di vacanza.
[3] Infatti l’outgoing è gestito interamente dalle agenzie
turistiche autorizzate cinesi (più di seicento): tutte, almeno
formalmente, aziende pubbliche. Il turismo infatti è gestito dal
China National Tourism Administration (CNTA www.cnta.gov.cn) che risponde
direttamente al Consiglio di Stato e che, attraverso il dipartimento
Marketing e Comunicazione, ha aperto sedici sedi all’estero (non
in Italia comunque). Dal CNTA dipende il CTA (China Tourism Association):
l’associazione nazionale del commercio e dei viaggi che raggruppa
le associazioni di categoria, gli enti e le imprese turistiche. La CTA
a sua volta controlla vari enti come la China Travel and Tourism Press,
la China and Tourism News (i nostri omologhi dagli occhi a mandorla quindi)
e una miriade di altri gruppi che abbracciano in maniera pressoché esaustiva
il comparto. Il mercato dell’outgoing comunque non è accessibile
agli stranieri: non si può neanche aprire un ufficio di rappresentanza.
Diverse sono invece le cose per l’incoming: qui è possibile
aprire delle joint venture, anche a maggioranza straniera, e anche società a
capitale interamente straniero: le condizioni richieste però,
come bene spiega Antonella Silvestri nella sua ricerca sul campo da Pechino,
limitano l’accesso al mercato ai soli big players (TUI, Kuoni,
GTA etc).
[4] Ricordando che non esistono statistiche made in China, gli osservatori
internazionali stimano che nel 2006 quasi 150 milioni di cinesi abbiano
un reddito simile a quello medio degli europei. Diverse però sono
condizioni e motivazioni (vedi ricerca Trademark):
• il popolo cinese non ha ancora percepito il valore sociale delle
ferie;
• i cinesi non hanno diritto all´assenza pagata dal lavoro;
• in Cina "il tempo di non lavoro" è dedicato
al rafforzamento dei rapporti familiari;
• la Cina non garantisce i diritti civili e non tutela la proprietà privata;
• le scelte di consumo sono raramente libere e indipendenti;
• i cinesi non cambiano le proprie abitudini alimentari;
• la legge e la prassi non consentono di viaggiare liberamente;
• non si effettuano sondaggi senza il preventivo assenso della pubblica
amministrazione; in Cina il silenzio é d´oro: non è facile
ottenere delle risposte alle interviste, visto che la popolazione preferisce
il silenzio all’espressione di opinioni personali.
Ecco quindi che la visione delle vacanze e del “tempo libero” è ancora
molto lontana dalla nostra per cui diversi analisti ritengono che le
stime relative al futuro del turismo cinese siano al momento inattendibili
e forse anche improbabili.
[5] Il prodotto turistico europeo più venduto sul mercato cinese è al
momento un tour in pullman che copre diversi paesi raggruppati per macroaree:
il più classico include Italia, Francia, Belgio, Olanda e Germania,
dura meno di due settimane con un costo sui 2mila USD (per gruppi di
40 pax). Gli alberghi sono per lo più tre o quattro stelle, i
pasti presso ristoranti cinesi e le guide sono cinesi residenti nei vari
paesi. La ristorazione resta cinese proprio per un’obiettiva estraneità ai
nostri sapori ad alla struttura dei nostri pasti. La preferenza va infatti
a porzioni ridotte di cibi tagliati in piccoli pezzi e, in attesa che
l’abitudine a viaggiare renda loro familiari cibi e sapori occidentali,
sarà bene adattarsi da parte degli operatori italiani. Negli alberghi
nazionali i cinesi ospiti, accaniti fumatori, mangiano preferibilmente
nella propria camera prodotti alimentari made in China. Tra l’altro,
in tutta Europa si stanno diffondendo le proprietà e le gestioni
alberghiere cinesi proprio per rastrellare questa clientela che parla
solo cinese, che si adatta sempre e non si lamenta mai e che vuole spendere
fra i 12 e i 25 euro per persona al giorno. E’ evidente che i costi
di trasporto, alloggio e ristorazione molto bassi assicurano agli operatori
italiani che lavorano con questi gruppi, margini molto ristretti. Va
notato poi che al momento gli alberghi frequentati dai gruppi cinesi
subiscono normalmente un impatto “pesante” rispetto a quello
prodotto dalle altre tipologie di clientela internazionale. I cinesi
poi preferiscono fare acquisti nei Department Store che vengono percepiti
come garanzia di qualità e facilità di acquisto (incluso
il servizio di Tax Free).
[6] Fra le richieste dei tour operators cinesi: assistenza in cinese
negli aeroporti, materiale informativo in cinese e, fra i servizi, colazione
tipo american breakfast, thermos di acqua calda nelle stanze d’albergo,
istruzioni di utilizzo/funzionamento in cinese.
Per gli operatori cinesi l’Italia, assieme alla Francia, è in
testa alla classifica delle mete europee più richieste: Roma,
Firenze, Pisa, Venezia, Milano e Napoli le città più visitate.
http://www.psicolab.net/index.asp?pid=idart&cat=10&scat=149&arid=1391
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