E l'Italia, l'Italia attira i turisti cinesi?

R:  "Ma certo, tutti i nostri itinerari* europei prevedono l'Italia. Per un viaggio medio di gruppo di dieci giorni, almeno tre si spendono in Italia, Roma, Firenze, Venezia. Oppure, in alternativa, Roma, Firenze, Milano. Un giorno per città, tre cambi di albergo. Alcuni tour prevedono anche Napoli e Pompei ma sono poco richiesti, i turisti hanno paura degli scippi , della microcriminalità. Però Pompei attira molto".

E le nostre spiagge, o le città d'arte minori come Assisi, Siena, Lucca?

R: "No, ancora non c'è richiesta. Il nostro è un turista ai primi passi, vuole visitare le città famose. Anche uno di voi che viene per la prima volta in Cina, dove vuole andare? Penso a Beijing, a Shanghai, a Guangzhou (Canton). Poi approfondirà, se avrà modo di fare un secondo viaggio".

Mi dica, piace ai cinesi la cucina italiana?

R: "A me piace moltissimo, ma i turisti dei nostri gruppi non hanno modo di gustarla. I vostri ristoranti hanno dei prezzi da brivido , così noi abbiamo stipulato* delle convenzioni* con ristoratori cinesi in tutte le città europee e ci stiamo dentro con i costi".

Quanto costa un viaggio tipo di dieci giorni in Europa, Italia inclusa?

R: "Dai dodicimila ai ventimila yuan, cioè dai milleduecento ai duemila euro, ed è tutto compreso, volo andata e ritorno, alberghi, spostamenti interni in treno o aereo, tre pasti al giorno, e assistenza di guide turistiche".

Non mi pare che il turismo cinese possa giovare molto alla nostra economia, possa essere di grande stimolo come molti sostengono.

La signora Bo sorride e corregge affabilmente: "E invece sì, perché i nostri turisti sono dei gran compratori. Si portano appresso molta valuta* e la spendono. Le faccio soltanto un esempio, nel 2004 i turisti cinesi hanno speso assai più dei giapponesi, in Europa una media di millecinquecento euro a testa. Comprano soprattutto moda non contraffatta*, le grandi firme. Un Armani o un Versace in Italia costano il trenta per cento in meno rispetto alla Cina, così preferiscono risparmiare sul cibo e gli alberghi ma per il resto non fanno economie".

Quante agenzie di viaggio cinesi sono specializzate in mete europee?

 "A Shanghai ce ne sono per ora trentadue, tutte aperte dopo l'accordo con l'Unione europea, la nostra è attiva dal 1999. In tutta la Cina saranno più di cinquecento e per poter operare con l'Europa devono garantire di accollarsi tutte le pratiche* e le spese per il rimpatrio* di qualche turista che potrebbe fare il furbo e
dileguarsi
. Lei mi capisce, vero?"

 

Certo che la capisco, il tour autorizzato e tutto compreso costa molto meno di un viaggio clandestino e in Cina, Paese che è sempre stato di emigranti, non di viaggiatori, ancora sono moltissimi coloro che vorrebbero tentare il colpaccio .

 "Ma io sono ottimista", conclude la signora Bo, "il tenore* di vita da noi sta crescendo e nel 2000 sono andati all'estero 10 milioni di turisti cinesi. Si calcola che nel 2010 saranno 30 milioni e nel 2020 saliranno a 100 milioni. Un bel business, non le pare? Voi dovreste proprio attrezzarvi in tempo".

 

Sì, ma come?

"Ho raccolto lamentele da bocche cinesi: mettete scritte in cinese negli aeroporti e nei luoghi turistici, imparate il cinese o almeno un po' di inglese, imparate anche a distinguere i cinesi dai giapponesi, rinnovate gli alberghi perché a noi i vostri piccoli alberghi vecchiotti non piacciono tanto, "sanno di muffa" (popup sostanza che si sviluppa spec. su cibi e su prodotti vegetali o animali in decomposizione / vecchio, inadeguato ai tempi). Per esempio, a un importante uomo d'affari cinese non è piaciuto il San Domenico di Taormina. "Troppo antico", ha detto". Inutile dire che lui, invece, era nuovo: un "nuovo ricco".

 

Renata Pisu

Tratto da http://www.dweb.repubblica.it/dweb/2005/07/23/attualita/attualita/
059str46059.html